Vangelo di Luca cap1

           Commento al Vangelo di Luca                     

 

                                    Cap. 1

 

Poiché molti hanno posto mano a esporre una narrazione circa gli eventi che si sono compiuti fra noi, 2 come li trasmisero a noi coloro che dall’inizio furono testimoni oculari e divenuti servi della Parola, 3 è sembrato anche a me che da principio ho seguito da presso  scrivere di tutte le cose accuratamente con ordine a te, eccellentissimo Teofilo, 4 affinché riconosca la sicurezza delle parole sulle quali sei stato istruito. 5 C’era nei giorni di  Erode re un sacerdote della Giudea di nome Zaccaria della classe di Abia, e sua moglie era dalle figlie di Aronne e si chiamava Elisabetta. 6 Erano ambedue giusti davanti a Dio, camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore. 7 E non avevano un figlio, perché Elisabetta era sterile, ed entrambi erano avanzati nei loro giorni. 8 Avvenne ora che mentre lui officiava nell’ordine della sua classe davanti a Dio, 9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale gli toccò in sorte di offrire l’incenso essendo entrato nel tempio del Signore, 10 e tutta la moltitudine del popolo era in preghiera fuori nell’ora dell’incenso. 11 Apparve allora a lui un angelo del Signore stando a destra dell’altare dell’incenso. 12 E fu turbato Zaccaria avendo visto e la paura cadde su di lui. 13 Gli disse allora l’angelo: Non aver paura, Zaccaria, perché è stata esaudita la tua preghiera e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio e chiamerai il suo nome Giovanni; 14 e sarà gioia per te ed esultanza e molti si rallegreranno per la sua nascita: 15 sarà infatti grande davanti al Signore, e non berrà vino e bevanda inebriante, e sarà riempito dello Spirito santo fin dal seno di sua madre, 16 e convertirà al Signore Dio loro molti dei figli d’Israele. 17 Ed egli andrà innanzi davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per far ritornare i cuori dei padri sui figli e i disobbedienti nella saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo preparato. 18 E disse Zaccaria all’angelo: Da cosa conoscerò questa cosa? Io infatti sono anziano e mia moglie avanzata nei suoi giorni. 19 E rispondendo l’angelo gli disse: Io sono Gabriele quello che sta davanti a Dio e sono stato inviato per dire a te e ad annunciare come buona notizia per te queste cose. 20 Ed ecco sarai tacente e non capace di parlare fino al giorno in cui avvengano queste cose, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo. 21 Ed era il popolo aspettante Zaccaria e si meravigliava per il suo attardarsi nel tempio. 22 Ma essendo uscito non poteva parlare a loro, e riconobbero che aveva visto una visione nel tempio; ed egli faceva a loro dei cenni e rimaneva muto. 23 Ed avvenne che come si compirono i giorni del suo servizio sacro, se ne andò a casa sua.. 24 Ora dopo questi giorni Elisabetta sua moglie concepì e rimase nascosta cinque mesi dicendo: 25 Così a me ha fatto il Signore nei giorni in cui ha volto lo sguardo per togliere la mia ignominia fra gli uomini. 

26 Ora nel mese sesto fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea il cui nome era Nazaret 27 da una vergine sposata a un uomo il cui nome era Giuseppe dalla casa di Davide, ed il nome della vergine era Maria. 28 Ed essendo entrato da lei disse: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te. 29 Ella allora per la parola fu turbata e si domandava cosa fosse questo saluto. 30 E disse a lei l’angelo: Non temere, Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio. 31 Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide,  padre suo, 33 e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli ed il suo regno non avrà fine. 34 disse allora Maria all’angelo: Come sarà questa cosa, poiché non conosco uomo? 35 E rispondendo l’angelo le disse: Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà. Perciò anche il generato sarà chiamato santo figlio di Dio. 36 Ed ecco Elisabetta la tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei chiamata sterile, 37 perché non sarà impossibile presso Dio ogni parola. 38 Disse allora Maria: Ecco la serva del Signore; sia a me secondo la tua parola. E partì l’angelo da lei. 39 Poi essendosi alzata Maria  in quei giorni partì verso la regione montagnosa in fretta verso una città di Giuda. 40 Ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. 41 Ed avvenne come Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino saltellò nel suo seno, e Elisabetta fu ripiena di Spirito santo 42 ed esclamò con un grido grande e disse: Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. 43 E da dove a me questa cosa: che venga la madre del mio Signore da me? 44 Ecco infatti come ci fu la voce del tuo saluto nei miei orecchi, il bambino saltellò con esultanza nel mio seno. 45 E beata colei che ha creduto perché sarà compimento alle cose che sono state dette a lei dal Signore. 47 E Maria disse: 47 Magnifica l’anima mia il Signore, ed esultò il mio spirito in Dio il mio salvatore 48 perché ha riguardato sulla bassezza della sua serva. Ecco infatti da ora tutte le generazioni mi diranno beata, 49 perché ha fatto a me grandi cose il Potente; e santo il suo nome, 50 e la sua misericordia per generazioni e generazioni per coloro che lo temono. 51 Ha fatto forza con il suo braccio, ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore; 52 ha rovesciato possenti da troni ed ha innalzato gli umili, 53 gli affamati ha riempito di beni ed i ricchi rimandò vuoti. 54 E’ venuto in soccorso di Israele suo servo, ricordandosi della misericordia, 55 come aveva parlato ai nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza per l’eternità. 56 Rimase poi Maria con lei circa tre mesi e ritornò a casa sua.

57 Poi per Elisabetta si compì il tempo del suo partorire  e generò un figlio. 58 E udirono i vicini ed i suoi parenti che aveva magnificato il Signore la sua misericordia con lei e si congratulavano con lei. 59 Ed avvenne nel giorno ottavo vennero per circoncidere il bambino e lo chiamavano con il nome di suo padre Zaccaria. 60 Ed avendo risposto sua madre disse: No, ma sarà chiamato Giovanni. 61 E dissero a lei: Non c’è nessuno dal tuo parentado che si chiami con questo nome. 62 Allora facevano cenno a suo padre come volesse che lui fosse chiamato. 63 E avendo chiesto una tavoletta scrisse dicendo: Giovanni è il suo nome. E si meravigliarono tutti. 64 Si aprì allora subito la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 E ci fu su tutti i loro vicini paura, e nell’intera regione montagnosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 E tutti quelli che avevano ascoltato le posero nel loro cuore dicendo: Cosa dunque sarà questo bambino? E infatti la mano del Signore era con lui. 67 E Zaccaria, il padre suo, fu riempito di Spirito santo e profetò dicendo: 68 Benedetto il Signore il Dio d’Israele perché ha visitato e ha fatto redenzione al popolo suo, 69 e ha suscitato un corno di salvezza per noi nella casa di Davide suo servo, 70 come aveva parlato per bocca dei santi dal secolo profeti di lui, 71 salvezza dai nostri nemici e dalla mano di tutti quelli che ci odiano, 72 per fare misericordia con i nostri padri e ricordarsi del suo santo patto, 73 giuramento che giurò ad Abramo  nostro padre, di dare a noi 74 senza paura dalle mani dei nemici essendo stati liberati di rendere culto a lui 75 in santità e giustizia davanti a lui per tutti i nostri giorni. 76 E tu ora, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo; infatti andrai innanzi al Signore a preparare le sue strade, 77 per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei loro peccati, 78 a motivo delle viscere di misericordia del nostro Dio, con le quali ci visiterà il sorgere del sole dall’alto, 79 per illuminare quelli seduti nella tenebra e in ombra di morte, per guidare i nostri piedi nella via della pace. 80 Ora il bambino cresceva e si fortificava in spirito, ed era nei deserti fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

 

 

Quale lo scopo dell’opera? E’ subito detto e premesso al tutto: “perché tu, o eccellentissimo Teofilo, riconosca la sicurezza delle parole sulle quali sei stato istruito”.

Non  la pretesa di dire qualcosa di più o di diverso rispetto a quanto è già stato scritto, ma il semplice desiderio di confermare nella fede coloro che hanno già abbracciato la sequela di Cristo.

Il destinatario Teofilo ( che vuol dire amico di Dio) probabilmente non indica una persona in particolare, ma tutti coloro che amano il Signore, e proprio per questo, sono interessati ad una parola che rafforzi e consolidi la loro fede in Gesù.

Poiché molti hanno posto mano a esporre una narrazione circa…

Può sembrare un controsenso ed una contraddizione. Perché aggiungere scritto a scritto, quando già molti hanno messo mano all’opera? Non c’è il rischio di annoiare il lettore e di narrare ciò che per la chiesa è già scontato ed acquisito? E non c’è forse un briciolo di vanità e di presunzione in chi vuol vedere ogni cosa dall’inizio con cura ed ordine?

Domanda legittima e sospetto giustificato se non ci fosse di mezzo Cristo Gesù e la sua opera di redenzione.

Non stiamo parlando di  fatti qualsiasi  e neppure si dice di un uomo come gli altri: c’è di mezzo la nostra salvezza ed un Salvatore che viene dal cielo. E questo giustifica qualsiasi tentativo di apportare maggior luce e chiarezza riguardo a quanto già scritto.

Luca non è l’ultimo arrivato: in quanto amico di Paolo e suo discepolo, ha ricevuto l’annuncio del Vangelo dalla bocca del grande Apostolo. E’ pienamente giustificata se non sollecitata dalla chiesa stessa la sua testimonianza. Una parola che non viene direttamente dall’annuncio dei dodici, ma che segue un’altra via, solo per concludere nell’unicità e nell’unità del Vangelo di Cristo.

5 C’era nei giorni di  Erode re un sacerdote della Giudea di nome Zaccaria della classe di Abia, e sua moglie era dalle figlie di Aronne e si chiamava Elisabetta

Come cominciare il Vangelo di Cristo Gesù, a partire da chi e da che cosa?

Se noi consideriamo che Gesù è l’eterno Logos di Dio, nel quale e per il quale tutto è stato creato, possiamo cominciare dal “principio” come ha fatto Giovanni. Possiamo più semplicemente iniziare con la manifestazione pubblica del Cristo al popolo d’Israele, come ha fatto Marco.

Matteo inizia con la  nascita terrena del Figlio di Dio, collegandola  attraverso la genealogia alla discendenza di Abramo.

Luca sceglie una prospettiva diversa: comincia col narrare riguardo a Zaccaria e a sua moglie Elisabetta.

In tutti gli Evangelisti è evidente la volontà di far risaltare una continuità fra passato e presente, fra la parola che è stata scritta e la parola che viene scritta.

Matteo attraverso la  genealogia, Marco con il richiamo all’adempimento della profezia, Giovanni con il ritorno a ciò che era in principio.

In Luca il punto di aggancio e di congiuntura fra l’Antico ed il Nuovo è meno evidente e non immediatamente comprensibile.

6 Erano ambedue giusti davanti a Dio, camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore.

Affermazione nuova ed insolita nella Scrittura. Per trovare qualcosa di simile bisogna riandare molto indietro, a Noè, figura di altri tempi e di un’economia diversa che non è ancora quella della Legge.

Se ci può essere un confronto tra un prima ed un poi è dato e fatto a partire dalla Legge e se si vuol parlare di novità nella continuità bisogna sottolineare come la fine e l’adempimento dell’Antico Testamento segnino l’inizio del Nuovo, chiamando in causa non semplicemente il Salvatore, ma anche coloro per i quali è stata data la salvezza.

Zaccaria ed Elisabetta sono ambedue giusti davanti a Dio. Quale necessità dunque di un Salvatore ed in quale modo la giustizia che sta per venire può e deve incontrarsi con la giustizia che è già venuta e che è già in atto? Possiamo accostare il tempo della Legge al tempo della grazia per antitesi, in negativo, possiamo anche discorrere in positivo, dimostrando come  il primo sfoci di necessità nel secondo, non solo quando l’uomo ha trasgredito la Legge, ma anche quando in via eccezionale l’ha adempiuta. La venuta di Cristo è un bene necessario, non solo per quelli che la Legge ha manifestato come ingiusti, ma anche per quelli che in essa e per essa si manifestano giusti.

L’anello di congiunzione tra il prima ed il dopo si pone dunque per Luca tra un’obbedienza a Dio che è obbedienza alla Legge ed un’obbedienza a Dio che è fede in Colui che è adombrato nella stessa Legge e che unico l’adempie in maniera piena e definitiva.

camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore.

Questa è la giustizia di Zaccaria e di Elisabetta: la giustizia che viene dall’osservanza della Legge. Accolta ed esaltata dalla parola di Dio, essa deve per prima andare incontro all’autore ed al perfezionatore della salvezza.

Per quanto bella e grande agli occhi di Dio, la vita di questi sposi non è ancora completa: manca qualcosa o meglio qualcuno che li proietti dalla vita terrena a quella celeste.

Una esistenza fatta soltanto di opere buone, conforme alla Legge di Dio, manifesta la sua povertà ed inadeguatezza rispetto alle aspettative dell’uomo, proprio allorché guarda al futuro ed alla propria possibilità di andare oltre la morte.

7 E non avevano un figlio, perché Elisabetta era sterile, ed entrambi erano avanzati nei loro giorni.

In apparenza nessuna speranza di vita futura: lei sterile, lui avanti negli anni. Nel migliore dei casi, quando è osservata, la Legge non dà poi molto all’uomo: molto meno di quanto egli desidera avere.

Perché l’uomo è fatto per una discendenza e per il passaggio da una vita ad un’altra. Se non c’è alcuna speranza oltre la morte a cosa ti giova la  giustizia che viene dall’osservanza della Legge?

A questo punto e solo a questo punto avviene la congiunzione tra l’Antico ed il Nuovo, quando la Legge ha dato per l’uomo i suoi frutti ed egli è in attesa di frutti più belli e più grandi per mano del medesimo Dio.

Non a caso la scelta cade su Zaccaria e su di Elisabetta. Non può concludersi un cammino di salvezza se non per coloro che già sono avviati in esso. Chi disprezza la Legge di Dio, non è eletto in Cristo e per Cristo.

8 Avvenne ora che mentre lui officiava nell’ordine della sua classe davanti a Dio, 9 secondo l’usanza del servizio sacerdotale gli toccò in sorte di offrire l’incenso essendo entrato nel tempio del Signore, 10 e tutta la moltitudine del popolo era in preghiera fuori nell’ora dell’incenso.

Niente di più grande e di più bello secondo la Legge che essere sacerdoti del Signore, e offrire l’incenso nel tempio per tutto il popolo di Dio.

Se questo è già una grazia ed un segno di elezione, in confronto al popolo che rimane a pregare fuori, per Zaccaria le sorprese non sono finite.  

 11 Apparve allora a lui un angelo del Signore stando a destra dell’altare dell’incenso. 12 E fu turbato Zaccaria avendo visto e la paura cadde su di lui. 

Quale animo non resterebbe sconvolto? Benché non si manifesti Dio stesso in persona, ma un suo angelo, Zaccaria si trova proiettato all’improvviso nel mondo della trascendenza. Quando c’è di mezzo la Parola che chiede di essere ascoltata, il rapporto con Dio segue i suoi canali ordinari e naturali: nessun turbamento per quel che riguarda la forma della comunicazione.

Ma quando l’invisibile si rende visibile, un sentimento d’angoscia e di sgomento assale una retta e sana coscienza. Perché le visioni appartengono al mondo delle malattie psichiche: una mente sana ne ha paura e ne rimane sconvolta.

13 Gli disse allora l’angelo: Non aver paura, Zaccaria,

La pace che non è data dal vedere è  portata dall’ascolto della Parola del Signore. L’angelo dice e  le cose sono subito messe in chiaro e l’animo si rasserena. Zaccaria è destinatario di una bella notizia : non c’è nulla per cui debba temere, ma tutto per cui debba gioire.

perché è stata esaudita la tua preghiera e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio e chiamerai il suo nome Giovanni;

Non c’è supplica o invocazione che sia fatta in Dio e per Dio che non venga accolta in cielo. Preghiera non ascoltata e non esaudita è quella che va contro la volontà del Signore, ma quando si chiede una discendenza in Lui e per Lui il consenso celeste è dato per sicuro dagli stessi angeli.

Zaccaria altro non desidera ed altro non chiede al Signore se non che la propria vita in Dio non conosca morte eterna. E’ qualcosa di più e di diverso da quel sentimento paterno, che pure è dono di Dio, che chiede di essere appagato attraverso le vie della carne. E’ desiderio di quella immortalità per cui siamo stati creati e che unica giustifica il travaglio di questa vita e la tensione verso Dio Creatore.

e chiamerai il suo nome Giovanni; 

Non alla maniera degli uomini che cercano l’immortalità attraverso le vie della carne, ma alla maniera del giusto che desidera la vita eterna attraverso le vie della fede nella Parola rivelata. Non è accetto a Dio un qualsiasi desiderio di discendenza, ma soltanto quello che vuol essere e cerca di essere conforme alla promessa che è data dal cielo.

14 e sarà gioia per te ed esultanza e molti si rallegreranno per la sua nascita:

La discendenza che viene dalla carne è gioia per il singolo: quella che viene dalla fede nella promessa è esultanza per tutti coloro vivono nella stessa speranza.

Molti sono tutti coloro che attendono la salvezza del cielo ed una nascita diversa dall’unico e medesimo Dio.

15 sarà infatti grande davanti al Signore,

Non c’è grandezza che si debba cercare e volere nella propria discendenza se non quella che è gradita ed accetta a Dio.

e non berrà vino e bevanda inebriante, e sarà riempito dello Spirito santo fin dal seno di sua madre,

E’ tempo di una pienezza e di una gioia diversa: non più quella artificiosa e momentanea creata dall’uomo che beve il succo dei frutti della terra, ma quella traboccante e duratura di chi è fatto pieno dello Spirito santo, fin dal grembo della madre. Per chi nasce in Dio e per volontà di Dio la gioia è già assicurata, prima ancora che venga alla luce.

16 e convertirà al Signore Dio loro molti dei figli d’Israele.

Se è vero che nessun uomo si accontenta di una gioia qualsiasi, ma cerca quella che è in eccesso, è altrettanto vero che unica è la gioia sovrabbondante che si riversa dall’uno agli altri, portando il Signore e riportando al medesimo Signore.

Non bastano i sorrisi e le attenzioni e le buone maniere e neppure i gesti di generosità perché gli uomini si convertano a Dio, bisogna portare la gioia che viene dallo Spirito santo.

17 Ed egli andrà innanzi davanti a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per far ritornare i cuori dei padri sui figli e i disobbedienti nella saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo preparato.

Gesù non può venire all’improvviso senza alcun preannuncio e senza un segno dal cielo, che chiaramente faccia intendere la continuità tra ciò che è stato predetto e ciò che sta per avverarsi.

Giovanni è l’anello di congiunzione fra l’Antico ed il Nuovo. Verrà con lo spirito e la potenza di Elia, ma solo per preannunciare lo spirito e la potenza del Cristo.

per far ritornare i cuori dei padri sui figli.

Modo veramente strano di esprimersi. Di solito sono i cuori dei figli che devono tornare sui padri.

Che cosa si vuol dire? In che modo ed in che senso i cuori dei padri si sono allontanati dai figli? Forse che i padri di Israele non amano più la loro discendenza?  O si vuol piuttosto dire che la amano in maniera sbagliata, secondo la carne e non secondo lo spirito?

Per chi e per che cosa ogni padre pone il cuore sui propri figli? Perché  onorino la paternità che è loro data sulla terra o perché cerchino quella che è solo in cielo?

Nessun amore paterno è puro, se non quello che vuole i figli per il Signore Dio. Israele è chiamato a considerare in maniera diversa il senso della elezione divina e la propria speranza in una vita futura.

La discendenza promessa è secondo lo spirito e non secondo la carne. Non è una novità ma la riaffermazione della novità promessa. Non c’è desiderio di vita futura se non per il Signore e nessun futuro si deve desiderare per i figli se non per il medesimo Signore.

Qualsiasi legame umano anche quello più sacro che unisce il padre ai figli va rivissuto e riletto  secondo la Parola che è stata data e che sarà data. Se non si è spenta la discendenza di Israele secondo la carne è soltanto perché da essa deve prendere vita una discendenza eterna.

e i disobbedienti nella saggezza dei giusti.

Israele deve tornare non soltanto al senso vero della promessa, ma deve pure recuperare l’ obbedienza in virtù della quale esso ha avuto origine dal seme di Abramo. Desiderio della vita eterna dunque, ma anche recupero di quella sottomissione a Dio che ha nome di fede e di saggezza del giusto.

Non si accoglie il Cristo se non ritornando con lo spirito ad Abramo, per amare la discendenza come lui l’ha amata, e per obbedire come lui ha obbedito, per essere giusti secondo la saggezza della fede e non quella della carne.

per preparare al Signore un popolo preparato.

Non si gettano al vento i doni passati, ma si è preparati oggi alla venuta del Signore soltanto allorché si recupera il senso vero della preparazione di ieri.

18 E disse Zaccaria all’angelo: Da cosa conoscerò questa cosa? Io infatti sono anziano e mia moglie avanzata nei suoi giorni.

Zaccaria che è stato trovato giusto secondo la Legge, è  ora trovato ingiusto secondo la fede.

L’eccezione rientra nella norma. Non c’è giustizia che non debba essere rivisitata dal Cristo. Chi appare giusto nell’osservanza della Legge, non necessariamente ha fede nel Signore e può essere detto obbediente alla Sua Parola. Per tutti c’è bisogno di una rinascita in Colui che ci dona una giustizia diversa, che è stoltezza agli occhi dell’uomo, ma saggezza agli occhi di Dio.

Finchè crediamo alla logica dei nostri ragionamenti, al comune buon senso e non afferriamo prontamente la buona notizia che viene dal cielo, nessuna parola di vita potrà uscire dalla nostra bocca.

19 E rispondendo l’angelo gli disse: Io sono Gabriele quello che sta davanti a Dio e sono stato inviato per dire a te e ad annunciare come buona notizia per te queste cose.

Se non si crede all’annuncio di chi sta davanti a Dio ed è mandato apposta per dare una buona notizia dal cielo, in chi è riposta la fede?

20 Ed ecco sarai tacente e non capace di parlare fino al giorno in cui avvengano queste cose, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo.

Quale annuncio di gioia e quale parola di verità possono esserci in chi non ha piena fiducia in Dio?

Zaccaria è giusto secondo la Legge ed ha rivolto a Dio la propria supplica: un po’ di fede deve pur averla. Quello che gli manca e che lo rende meritevole del richiamo divino è una fede piena ed incondizionata nell’amore e nella potenza di Dio.

Di fronte alla grandezza di un dono che è dato solo per noi, non si può frapporre i propri ragionamenti,  dubbi e  perplessità riguardo al come ed al quando. La Parola che dice è la Parola che opera, allorché ha detto ha già anche operato.

perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo

La Parola si compie nel tempo,  ma non appartiene a questo tempo. Va accolta e creduta prima dell’evento che essa preannuncia. Diversamente perde la propria potenza salvifica; nulla ci dice dell’amore di Dio, dei piani e dei progetti che ha per noi e su di noi. Non siamo noi a verificare la parola, ma è la Parola che fa noi veri allorché l’ascoltiamo. Nessun evento salvifico può diventare attuale per l’uomo, se non seguendo le vie della Parola. E’ la Parola che illumina, istruisce, prepara i cuori. Senza parola il dono è muto e l’Amore non può presentarsi. Possiamo stupirci e meravigliarci di fronte alla bellezza di un regalo, ma importa conoscere chi l’ha mandato, per quale ragione e per quale via. Altro è lo stupore di chi ha intelligenza della Parola e la medita giorno e notte nel proprio cuore, altro lo stupore di chi vede il miracolo ed in esso crede, ma non è alla sequela di Cristo e non beve alla fonte del suo insegnamento. Un’intelligenza che non ha messo radice nella Parola rivelata dimostra tutta la propria fragilità e nullità allorché deve confrontarsi con ciò che Dio vuol dire e comunicare… Anche se la notizia è delle più belle.

Zaccaria trovato giusto nelle opere della Legge, non è trovato giustamente fondato nell’ascolto della Parola. Per questo  è fatto tacente, perché direbbe le cose di Dio, come cose dell’uomo, vanificando il piano di salvezza, così come si è manifestato in Israele.

21 Ed era il popolo aspettante Zaccaria e si meravigliava per il suo attardarsi nel tempio. 22 Ma essendo uscito non poteva parlare a loro, e riconobbero che aveva visto una visione nel tempio; ed egli faceva a loro dei cenni e rimaneva muto.

Il popolo di Dio aspetta ogni grazia ed ogni benedizione dai ministri che presiedono al culto e quando questi vanno per le lunghe e si fanno attendere, tutti sono presi da meraviglia. Se c’è aria di novità, la novità crea aspettativa, stupore e speranza. . 22 Ma essendo uscito non poteva parlare a loro,

Grossa delusione per chi si aspettava qualche nuova dal Signore e pessima figura per il ministro di Dio, che non riesce a dire una parola per annunciare e spiegare l’accaduto.  e riconobbero che aveva visto una visione nel tempio;

Nonostante la povertà o mancanza di parola dei preti, nella chiesa del Signore è riconosciuta la visita e la grazia che vengono dal cielo.

ed egli faceva a loro dei cenni. Zaccaria ce la mette tutta  per spiegare e per farsi intendere, ma più di tanto non può comunicare. La parola è dono di Dio, e chi confida nella propria deve passare attraverso un silenzio ed una incapacità ed impossibilità del dire.

e rimaneva muto. Nonostante ogni sforzo e buona volontà, non c’è cambiamento o progresso alcuno, fino a quando il dono della parola non è rivisitato dal Signore.

23 Ed avvenne che come si compirono i giorni del suo servizio sacro, se ne andò a casa sua.

A Zaccaria non resta altro da fare che tornarsene a casa propria, alla vita ordinaria di ogni giorno, per lasciare fare a Dio.

24 Ora dopo questi giorni Elisabetta sua moglie concepì

Quando l’uomo incredulo torna al proprio posto e lascia spazio a Dio, allora il Signore può portare avanti la propria opera, senza disturbo alcuno. Se la mancanza di fede è un male, non per questo tutto è perduto e viene meno l’amore del Signore. Bisogna però ritornare a ciò che siamo realmente, alla povertà di ogni giorno e si deve abbandonare ogni pretesa infondata di essere portatori dei doni di Dio.

e rimase nascosta cinque mesi dicendo:

Nella casa di Zaccaria evidentemente qualcosa è cambiato: la lezione è servita. L’opera di Dio non solo non è messa in discussione, ma neppure è annunciata alla maniera facile della fede entusiastica e superficiale . Elisabetta tiene nascosta per sé la cosa; benché piena di gioia e desiderosa di annuncio, l’anziana donna custodisce l’evento nel proprio cuore, nel silenzio che è preghiera e lode incessante al Signore.

25 Così a me ha fatto il Signore nei giorni in cui ha volto lo sguardo per togliere la mia ignominia fra gli uomini. 

Se veramente il Signore ha posto il suo sguardo su di noi, per sollevarci dalla nostra povertà, non siamo toccati dall’ignominia che portiamo fra gli uomini. Elisabetta avrebbe gli strumenti e le ragioni per togliersela subito di dosso, ma il suo interesse è altro ed il suo cuore è più in alto.

Quando sei testimone delle meraviglie di Dio ed oggetto delle sue grazie, cosa ti importa degli uomini di questo mondo, del loro inutile vociare, dei giudizi ingannevoli e della sterile gloria che si danno l’un l’altro? Verrà il tempo della nostra esaltazione anche davanti al mondo, quando saranno chiuse le bocche di coloro che sparlano contro gli eletti: a noi preme essere accetti al Signore.

26 Ora nel mese sesto

C’è un silenzio sterile, c’è un silenzio benedetto dal cielo che preannuncia ed asseconda l’opera di Dio, perché avvenga nei tempi e nei modi voluti da Lui. Tanto dura il silenzio di Elisabetta quanto è volontà del Signore. Nessuna fretta, nessuna ansia precorritrice, ma l’umile attesa di un segno e di un comando dal cielo. Solo così e solo in questo modo l’opera di Dio si collega al nostro silenzio, quando è fatto per lasciare spazio all’intervento del Signore. Non il timore dell’uomo, ma il timore di Dio è norma e guida della nostra parola.

fu inviato l’angelo Gabriele da Dio in una città della Galilea il cui nome era Nazaret

Se è chiesta l’umile obbedienza all’uomo, ancor prima agli angeli del cielo.

Perché sia fatta la volontà di Dio in cielo ed in terra, ovunque deve affermarsi quella volontà obbediente che fa gli angeli degni di vedere la gloria del Padre. Quando non tutti gli uomini sono disposti all’obbedienza, Dio deve fare una scelta preferenziale, per arrivare anche a quelli che sono duri di cuore.

Nessuna scelta di Dio è casuale ed arbitraria. Percorre i canali che l’uomo lascia liberi e mette da parte tutti coloro che sulla terra non cercano la volontà del cielo.

Perché l’angelo Gabriele fu inviato da Maria e non da un’altra donna? Per un disegno arcano ed ingiustificato o perché in Maria e per Maria è trovato lo spazio per l’incarnazione del Figlio?

Se  Maria è la creatura eletta dal Signore, qualche merito deve pur averlo. Non una donna qualsiasi può diventare madre di Dio, ma solo colei che è in attesa di una discendenza che è secondo la promessa.

Maria rappresenta la faccia diversa di Israele, non quella degli Ebrei tutti, i cui cuori devono ritornare sui figli, ma quella nascosta di chi,  unica, attende  la  discendenza che è vita eterna. Una simile creatura merita uno spazio ben definito nell’opera della salvezza e va distinta da ogni altra, facendo innanzitutto conoscere il suo nome, in maniera precisa e circostanziata. 27 da una vergine sposata a un uomo il cui nome era Giuseppe dalla casa di Davide, ed il nome della vergine era Maria.

E’ detto tutto quanto giova sapere: è una vergine, promessa sposa a Giuseppe, della casa di Davide.

Da un punto di vista formale, e non solo, le carte sono in regola: Maria è legata ad un uomo della casa di Davide, e da Davide  ci sarà una discendenza divina, così come predetto dalla Parola.

28 Ed essendo entrato da lei disse:

Non si entra nella casa la cui porta è chiusa e neppure si parla a chi non vuol ascoltare. Non c’è visita di Dio su questa terra, se non nel cuore che è aperto all’ascolto della sua parola.

Diversamente da Zaccaria, l’angelo non si limita ad apparire: molto di più si fa sentire nel cuore di Maria, parla a lei nella sua interiorità. La tradizione dà per scontato che l’angelo sia apparso alla donna, quasi nulla si possa intendere di più straordinario e di più grande come segno di elezione divina del vedere ciò che ad altri non è dato vedere. Ma questo in Luca non è detto : fu inviato l’angelo… essendo entrato da lei, disse.

L’apparizione evidenzia sempre un distacco tra colui che si fa vedere e colui che vede. Non solo: quando il confronto è tra due realtà diverse e separate, come quella celeste e quella terrena, il divino non può mai farsi vedere in sé e per sé, ma soltanto attraverso una sorta di mediazione fra il materiale e lo spirituale. Ciò che la creatura vede attraverso gli occhi della carne è pur sempre una parvenza della realtà divina.

Vi è anche una visione di Dio più alta e sublime che non passa attraverso gli occhi materiali, ma attraverso le vie dell’ascolto della Sua parola. E non si ascolta la voce di Dio  con le orecchie, ma col cuore: con le orecchie semplicemente si ode.

Rallegrati, La visione del divino che sgorga dal profondo del cuore porta gioia: la visione che passa attraverso gli occhi materiali porta spavento (E fu turbato Zaccaria avendo visto e la paura cadde su di lui )

piena di grazia, Siamo già nell’economia del Nuovo Testamento: in Maria è anticipata quella pienezza del dono che viene solo da Cristo. E’ un vero e proprio titolo, dato in esclusiva alla madre di Dio. Benché in Gesù siamo tutti colmati dalla sua grazia, l’ appellativo “piena di grazia” appartiene di diritto solo a Maria. Donde a lei tanta grazia? Dalla giustizia che viene dalle opere o dalla giustizia che viene dalla fede?

Di Zaccaria e di sua moglie Elisabetta è scritto che “erano ambedue giusti davanti a Dio, camminanti irreprensibili in tutti i comandamenti e precetti del Signore”.

In Maria nessun accenno alla giustizia che viene dall’osservanza della Legge: colei che è chiamata a diventare madre di Dio è portatrice di una giustizia diversa: quella che viene dalla fede nel Figlio; in anticipo dunque rispetto alla venuta dello stesso Figlio. Genitrice del Cristo, perché già generata nello stesso Cristo. Non ha uguali su questa terra e nessun confronto si può fare se non con la fede di Abramo. Se la fede è la stessa e vi è un’unica e medesima grazia per chi crede in Gesù, la misura è diversa. Solo ed unicamente Maria è “ la piena di grazia”.  Mistero grande ed imperscrutabile, riguardo al quale molto si è detto e molto si dice.

29 Ella allora per la parola fu turbata

Turbamento diverso da quello di Zaccaria: l’uno è dato dall’apparizione dell’angelo,  ed è paura, questo è lo sconvolgimento salutare che la Parola di Dio porta nel cuore: allorché accolta  costringe alla meditazione ed alla riflessione  e chiede l’intelligenza del nostro spirito.

e si domandava cosa fosse questo saluto.

Maria cerca di comprendere il significato e la portata del saluto, rimettendo la propria intelligenza nelle mani del Signore, perché un lume le sia dato dal cielo. 

30 E disse a lei l’angelo: Non temere,

La parola che viene dal cielo turba e nello stesso tempo porta la pace,…ma solo a coloro che sono in ascolto.

Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.

La notizia è troppo grande e troppo bella per essere creduta? Pensi di aver capito male, Maria? Nessuna paura. Ti ho chiamata “piena di grazia”, perché  hai trovato grazia presso Dio, perché la tua gioia sia piena… E questo non è ancora tutto!

31 Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù. 32 Questi sarà grande e sarà chiamato figlio dell’Altissimo e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide,  padre suo, 33 e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli ed il suo regno non avrà fine.

Che una donna concepisca e partorisca un figlio: niente di insolito e di eccezionale! Ma se guardiamo a questo Figlio c’è proprio da restare sbigottiti, a cominciare dal nome.

 e lo chiamerai Gesù.  Gesù vuol dire Salvatore; vien proprio da chiedersi: da chi e da che cosa? 32 Questi sarà grande. Finchè si resta nei limiti della grandezza umana, lo stupore è relativo: non è il primo e non sarà l’ultimo dei grandi. Ma il discorso si complica subito… e sarà chiamato figlio dell’Altissimo.

Non come uno dei tanti figli di Dio, ma come l’unico ed esclusivo.

Si può ancora pensare ad un figlio prediletto, grande in senso terreno.  e il Signore Dio darà a lui il trono di Davide,  padre suo. Un Salvatore, un grande, un prediletto da Dio, un re discendente da Davide. Sarà restaurato il regno d’Israele?

e regnerà sulla casa di Giacobbe per i secoli ed il suo regno non avrà fine.

Se prima c’erano dei dubbi e si poteva fraintendere, ora è tutto chiaro. Non un Salvatore di questo mondo, ma Colui che ci salva da questo mondo. Non un grande qualsiasi, ma l’unico eterno grande che ha nome di Dio. Non uno dei tanti figli dell’Altissimo, ma il Figlio Unigenito che siede in eterno. Non un re d’Israele discendente da Davide, ma l’eterno re promesso a Davide, Colui che regnerà senza fine sulla casa di Giacobbe. Non una qualsiasi bella notizia dunque, ma l’unica vera notizia: la venuta del Salvatore e l’adempimento dell’Antica Promessa.   

34 disse allora Maria all’angelo: Come sarà questa cosa, poiché non conosco uomo?

Quando si ha fede in Dio qualche domanda si può fare, non per mettere in discussione la Sua volontà, ma per avere maggiori lumi. Maria non ha rapporti con uomo: in quale modo dunque avverrà tutto questo?

La domanda di Zaccaria riprovata dall’angelo è diversa. “E disse Zaccaria all’angelo: Da cosa conoscerò questa cosa? Io infatti sono anziano e mia moglie avanzata nei suoi giorni”.

Zaccaria non chiede spiegazioni riguardo al modo, mette in discussione la parola dell’angelo, come assurda ed inattuabile. La ragione della riprovazione del cielo è spiegata dallo stesso Gabriele :perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno nel loro tempo”.

35 E rispondendo l’angelo le disse: Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà. Perciò anche il generato sarà chiamato santo figlio di Dio.

Se è difficile comprendere e definire il Figlio nella sua dimensione divina in seno alla Trinità, come l’eternamente generato dal Padre in virtù dello Spirito Santo, altrettanto impenetrabile e piena di mistero per la nostra intelligenza è la sua generazione umana.

Altrove abbiamo parlato ampiamente della Trinità, e sarebbe fuori luogo ripetere quanto già scritto. Per una migliore comprensione del discorso è opportuno, per chi ha interesse all’argomento, leggere quanto da noi spiegato nel commento a Genesi.

In futuro metteremo sul blog questo commento.

Ci limitiamo ora ad alcune considerazioni.

Si dà per scontato dalla teologia tradizionale, che si rifà per lo più a S. Agostino, che il Figlio di Dio abbia un padre, ma non una madre. E questo perché nella Scrittura non si parla mai di una madre celeste. Abbiamo cercato di dimostrare in altri scritti come tale immagine sia sconosciuta alla Bibbia non in quanto di per sé assolutamente impropria, ma in quanto difficilmente compatibile con la nostra esperienza e conoscenza della maternità. La famiglia divina si compone di tre persone che sono però un unico Essere: in quella umana  padre, madre e figlio sono tre persone con tre esseri distinti. Se è un mistero un Figlio eterno generato a perfetta immagine del Padre, di modo che chi vede l’Uno vede anche l’Altro, ancor più incomprensibile il concorso in tale generazione di una madre celeste. Cosa vi metterebbe di proprio se il Figlio è in tutto identico al Padre? Noi crediamo si possa rispondere che lo Spirito Santo non  ha altra immagine rispetto a quella del Padre, ma è l’altro da sé che è ancora se stesso, il Tu divino a cui l’Io comunica se stesso, ovvero il proprio essere. Dalla comunicazione di vita fra i due viene generata un’altra vita, non nel tempo e col tempo, ma nell’eternità e per l’eternità. Il Figlio non è generato una volta per sempre ma è l’eternamente generato nel dono che il Padre fa di se stesso al proprio Spirito e lo Spirito al proprio Io. Giustamente lo Spirito Santo è detto Spirito del Padre, perché è l’altro da sè, che è ancora se stesso. L’immagine della Madre non sarebbe del tutto adeguata, perché la madre rispetto al padre ha una fisionomia ben distinta e ben definita. In quanto a Dio la distinzione si può fare riguardo alla persona, non all’essere. Il Padre genera il Figlio da sé, ma non può farlo se non attraverso il proprio Spirito. Portando l’immagine del Padre il Figlio porta in sé anche l’immagine del Suo Spirito, in quanto detta immagine non è altra da quella del Padre. Potremmo anche dire che lo Spirito Santo in quanto Spirito del Padre non è di per sé visibile, perchè interiore al Padre. Lo Spirito Santo è per essere conosciuto e posseduto dal Padre. In questa conoscenza interiore o atto d’amore, ovvero dono dell’Uno all’Altro, dell’Io al proprio Tu, viene generato il Figlio, ad immagine perfetta del Padre. “Tu sei il figlio diletto, oggi ti ho generato”.

Nell’eternità noi non vedremo lo Spirito Santo. Ma sarà proprio in virtù del possesso dello Spirito Santo che vedremo il Padre ed il Figlio come due persone perfettamente uguali l’una altra e sovrapponibili di modo che si avrà in trasparenza una sola ed identica visione di Dio. Il Padre si specchia nella propria immagine che è il Figlio, ma non può farlo se non in virtù dello Spirito Santo, in quanto eternamente generante il Figlio ad immagine del Padre.

Lo Spirito Santo è il vertice della Trinità: il punto d’incontro dell’amore che unisce il Padre ed il Figlio. Il Padre e lo Spirito si compiacciono del Figlio, Il Figlio ed il Padre si compiacciono dello Spirito. Cosa può dare il Padre di più gradito al Figlio se non lo Spirito? Cosa può dare il Figlio di più gradito al Padre che non sia lo stesso Spirito? Il dono della vita divina ha nome di Spirito Santo, perché dove c’è lo Spirito Santo ci sono anche il Padre ed il Figlio. E’ il loro punto d’incontro. Come una madre ha un occhio rivolto al padre e l’altro al figlio, così lo Spirito Santo da un lato guarda al Padre e dall’altro al Figlio. Nello Spirito Santo il Padre si trova ad immagine del Figlio ed il Figlio ad immagine del Padre. Primo dal punto di vista assiologico, lo Spirito è  secondo dal punto di vista logico ed ultimo dal punto di vista cronologico ( come dono fatto all’uomo ).

In quanto donato alle creature è garanzia di possesso sia del Padre sia del Figlio. Il Padre ed il Figlio donano lo Stesso Spirito perchè lo possiedono in se stessi: il Padre in quanto generante, il Figlio in quanto generato. Il Padre non potrebbe generare né il Figlio essere generato, se non in virtù dell’unico e medesimo Spirito. Il Padre possiede lo Spirito Santo in quanto generante il Figlio, il Figlio possiede lo Spirito in quanto generato dallo stesso ad immagine del Padre. 

Nella sua dimensione eterna lo Spirito Santo è, cioè dimora sia nel Padre sia nel Figlio.

In che senso allora si può parlare di processione dal Padre e dal Figlio?

Soltanto a partire dalle loro creature.

Dal Padre è stata dato all’uomo un alito di Spirito Santo, dal Figlio è data la pienezza.

Dio è per noi, padre, madre, fratello: padre nell’Altissimo, madre nello Spirito Santo, fratello in Cristo. Qualcuno potrebbe sorridere e trovare tutto ciò ridicolo? Quando si parla di Dio lo si può fare soltanto per immagine . Scriveva un tale: “Dio ha creato l’uomo a propria immagine e somiglianza e l’uomo gli ha reso il contraccambio”. Il pericolo è reale, ma quale altra via è percorribile e quale altra via è realmente praticata dalla stessa parola di Dio? Con i necessari distinguo naturalmente, e con tutti i limiti che possiamo immaginare. Quando la Scrittura si serve di un’immagine non lo fa mai in modo pieno ed esaustivo: ad un certo punto si ferma, non va oltre per non indurre in errore ed in un pensiero ingannevole.

C’è sempre qualcosa che non quadra perfettamente e che costringe a non portare l’immagine alle sue ultime ed estreme conseguenze: c’è di mezzo il peccato d’origine ed il salto dall’essenza all’esistenza.

La Scrittura non ha ritenuto conveniente parlare apertamente di una Madre, dopo che ha parlato di un Padre e di un Figlio, ma nulla ci impedisce di arrivarci col nostro pensiero, senza volerne fare una verità di fede.

Se non è lecito andare oltre quello che è scritto, nonostante sia pienamente plausibile e comprensibile, ci sembra sia ancor peggio inventare una diversa maternità celeste, non pienamente conforme alla Parola di Dio. Dal momento che Cristo non ha una madre in cielo, ma soltanto sulla terra, perché non venerare questa donna come madre di Dio? Dopo che abbiamo trovato un Padre nell’Antico Testamento, un Figlio nel Nuovo, finalmente con Maria troviamo la nostra Madre celeste. Perché l’uomo come ha bisogno di un Padre e di un fratello in cielo, ancor prima ha bisogno di una madre. Desiderio pienamente legittimo e giustificabile, ma bisogna intendere il senso di una maternità che è data in Maria e attraverso Maria.

31 Ed ecco concepirai in seno e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù.

Se è avvolta nel mistero la generazione eterna del Figlio, non è di meno quella terrena.

Il Cristo eterno sembra non abbia una madre, quello terreno sembra non abbia un padre. Come risolvere il problema: parlando di Cristo Gesù come Figlio del Padre e Figlio di Maria? Troppo semplicistico ed alla fine sbagliato. Il mistero resta e non può essere spiegato in maniera esauriente. Noi pensiamo che l’unica via percorribile sia quella di un approfondimento della funzione e del ruolo dello Spirito Santo, come eternamente generante il Figlio dal proprio grembo, che è ancora grembo del Padre, e come generante il Cristo nel tempo facendo proprio il grembo di Maria.

E’ lo Spirito Santo l’anello di congiunzione tra l’eternità ed il tempo, fra il divino e l’umano. Come genera in eterno il Figlio ad immagine del Padre, così genera nel tempo il Cristo secondo la volontà dello stesso Padre. Ma deve assumere un grembo umano, senza per questo rinunciare alle prerogative di un grembo divino. Cristo uomo non è generato dalla volontà dell’uomo: in quanto Figlio di Dio non ha bisogno di seme umano. L’unico vere seme è quello divino, lo stesso seme che farà dire al Cristo: “prima che Abramo fosse, io sono”. Un seme divino dunque, che dopo aver dato frutti in cielo vuol dare il suo frutto, che è vita eterna, anche sulla terra. Un seme eterno è concepito nel grembo di Maria, gestito da una donna, ma nello Spirito Santo e con lo Spirito Santo.

Se di Gesù si può dire che è nato da donna, non si può dire che è nato da un uomo. L’origine, la sua provenienza, è solo divina: viene dal Padre ed è inseminato dal Suo Spirito nel grembo di  Maria.

Già a partire dal concepimento, si può parlare di una duplice natura: vero Dio, in quanto Figlio del Padre, vero uomo in quanto figlio di Maria. E’ lo Spirito Santo che garantisce della duplice natura del Cristo, Madre in eterno del Figlio, entra nel tempo in un grembo di donna, per far partorire in terra  lo stesso Figlio che genera eternamente col Padre e nel Padre.

Se Cristo ha un solo Padre, ha due madri: una celeste, un’altra terrestre. Ma questo non piace alla logica umana: è un controsenso ed una contraddizione. E’ così che si è offuscato il significato di una maternità celeste che ha nome di Spirito Santo. Ci sembra che non si possa comprendere il senso della nostra Madre celeste, se non evidenziando quale sia il rapporto tra lo Spirito Santo e Maria. Alla fine potrà risultare giustificato l’appellativo di madre di Dio che è stato dato alla Madonna. 

Innanzitutto il perché di un’elezione.

L’elezione non ha nulla di arbitrario e di casuale. Vi è in Maria una diversità che non è innanzitutto data, quanto trovata.

Maria, hai trovato infatti grazia presso Dio.

Di nessun altra creatura è detto qualcosa di simile se non di Noè; ma Noè abbiamo detto altrove fa parte di un tempo e di una storia diversi: è la conclusione e la fine di un popolo che ancora poteva dirsi figlio di Dio per diritto naturale e non per adozione. Noè trovò grazia presso Dio e proprio per questo venne salvato dall’ira divina.

Maria trova grazia non semplicemente per sé ma per la salvezza dell’intera umanità. Non conclude un’epoca di giusti, ma segna l’inizio di un’altra epoca: di coloro che sono fatti giusti in Cristo e per Cristo, per la sua venuta in Israele. Maria dunque, fin dall’inizio, si presenta ed è presentata, come l’eccezione, come la creatura unicamente degna dell’amore di Dio. Siamo ben oltre la giustizia che viene dall’adempimento della Legge: siamo già nella pienezza dell’amore che ha nome di fede in Cristo e di obbedienza alla sua Parola.

Maria ha trovato grazia, perché è già stata riempita di grazia. In virtù di una inspiegabile ed incomprensibile elezione del cielo, che l’ha preservata dal peccato d’origine, indipendentemente dalla sua volontà e da quella fede in Cristo che accomuna tutti gli eletti?

In questi termini la chiesa cattolica ci presenta il mistero di Maria.

Noi pensiamo tuttavia che si possa interpretare la sua elezione in una maniera diversa alla luce di quanto scritto in Genesi, e conforme alla dottrina di Paolo, riguardo alla salvezza che viene unicamente dalla fede in Cristo.

Sta scritto in Genesi:

“Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”

Diversa la Versione della Volgata:

“porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme ed il suo seme, ed essa schiaccerà il tuo capo e tu insidierai il suo calcagno”.

La chiesa per secoli ha fatto propria quest’ultima versione attribuendo la vittoria sul Maligno a Maria. Non ci è dato sapere se la versione si debba attribuire a Gerolamo o ad una manipolazione successiva, che ha forzato il testo originale.

Oggi gli studiosi sono concordi nel ritenere che la versione esatta ed originale sia la prima: è Cristo, cioè il seme e non Maria che schiaccia la testa del Maligno”.

Una osservazione innanzitutto. Il fatto che la Parola di Dio sia stata forzata e cambiata dagli amanuensi , già da solo ci dice quale fosse la venerazione della chiesa per Maria, non escluso lo stesso autore della Volgata. Di Gerolamo è uno degli scritti più antichi che ci siano pervenuti ad esaltazione di Maria dal titolo “La perenne verginità di Maria”.

C’è chi parla di falsità, inganno, volontà di alterare il senso della fede: non è detto con questo che si colga la verità e si dica tutta la verità.

Diamo per buono che il testo originale sia stato cambiato. Quello che rimane non è poco:

“Porrò inimicizia tra te e la donna”.

Quale grande nemico Dio Padre ha opposto per primo al Diavolo?

Maria. In quanto madre del Cristo certamente, ma già subito dopo il peccato originale  entra nel piano della salvezza, assieme a Gesù. Non come la Salvatrice dell’uomo, ma sicuramente come la prima grande nemica del Satana. Nemico del Satana è colui che va contro il Satana.

Maria è stata opposta al Satana semplicemente per un eterno ed imperscrutabile disegno d’elezione o perché ne aveva tutte le prerogative? Perché salta fuori subito dopo il peccato d’origine?

E’ una presenza reale o soltanto profetica e progettuale?

Se diamo per buona la nostra interpretazione del peccato d’origine, così come ampiamente spiegato nel Commento alla lettera ai Romani, in Eden era presente tutta l’umanità, non come un insieme di tanti individui con volontà diverse, ma come tanti individui aventi un cuor solo ed un’anima sola, legati gli uni agli altri e tutti a Dio, come genere.

L’essere individuale così come noi lo conosciamo è frutto del peccato d’origine che spezza l’uno che è in Adamo e crea i molti del dopo Adamo.

Il peccato d’origine fu il peccato del genere umano, di cui tutti siamo stati complici e responsabili.

Rotta l’unità di Adamo, l’uomo diventa individuo, ma con ciò si vengono anche a creare coscienze diverse, rispetto alla colpa ed al delitto commesso. In Genesi vediamo che né Adamo né Eva si pentirono del proprio peccato, e ciò giustifica il giudizio di Dio sulla umanità.

Un giudizio sull’intero genere non esclude però un giudizio diverso su chi è trovato diverso dopo il peccato. Si può anche ipotizzare in qualcuno una forma di dissociazione dal peccato dei molti.

Tale dissociazione ha nome di pentimento e forma di confessione della propria colpa ed abbandono fiducioso nella misericordia di quel Cristo, simboleggiato nell’albero della vita, che era unica garanzia ed unica via per la vita eterna.

Il discorso può sembrare certamente “tirato”, ma è plausibile e considera una reale possibilità: quella di un precoce e prematuro pentimento di Maria nell’abbraccio dell’amore del Cristo, per cui il Padre subito le ha tolto il segno del peccato, destinandola con ciò non solo a passare dall’essenza all’esistenza senza peccato originale, ma eleggendola anche a madre terrena del Figlio suo.

Per i meriti delle opere? No certamente, perché ancora non aveva operato, ma per la sua spontanea e volontaria umiliazione davanti a Dio e per la fede in Cristo Salvatore.

Mi dirai che di Cristo Salvatore nulla si sapeva. Ti risponderò che non è vero, perché già Cristo era presente in Eden come l’albero della vita. Bastava semplicemente allungare la mano in una direzione giusta.

Adamo non l’ha fatto, l’ha fatto Maria non prima del peccato, ma subito dopo, nel pentimento della propria colpa, alla luce della fede nell’amore misericordioso di Dio, che posto da sempre in Cristo, in Cristo rimarrà in eterno.

Da questo momento Maria merita il titolo da parte di Dio di donna, perché unica ha portato a perfezione quel progetto eterno d’amore che passa attraverso la fede in Cristo. Eva non è arrivata alla meta, è caduta prima ed ha imboccato una strada diversa. Non merita più dopo il peccato il nome di donna. Tale titolo competerà solo a Maria. Ma non come una donna tra le altre , ma come la donna per eccellenza, l’unica vera donna che ha detto sì a Cristo ed è pertanto considerata degna di essere eletta come sua madre terrena. Donna fu chiamata Eva da Adamo, donna è chiamata Maria da Dio, l’una come colei che data in dono da Dio è fatta propria dall’uomo, l’altra come colei che datasi in dono a Dio è fatta propria da Dio.

Secondo questa “ipotesi” Maria passa dunque da un piano essenziale ( Eden ) al piano esistenziale ( dopo Adamo ) senza macchia di peccato originale.

Ma cosa comporta ciò? L’impossibilità a peccare? Ed allora quale merito ed onore per lei se non ha peccato soltanto perché non poteva farlo?

Noi pensiamo che  Maria  sia passata attraverso una sorta di battesimo spirituale simile al nostro per cui è tolto il peccato d’origine, ma non il libero arbitrio e la possibilità di “essere insidiati al calcagno”. Onore dunque a Maria non semplicemente per la sua elezione, ma anche per la sua fedeltà ad un’elezione.

Nel Vangelo vediamo che Maria benché trovata fondata nella fede, non è con questo dispensata da una crescita della fede.

Ed è in questa crescita che si conferma e si rinsalda la sua fede in Cristo, “ nel custodire tutte queste cose nel proprio cuore”. Trovata degna dopo Eden di diventare madre di Cristo è anche trovata degna sotto la croce di Cristo di diventare madre nostra.

Tutto questo non è detto chiaramente nella Scrittura e qualcuno potrebbe ricordarci che nulla si deve aggiungere o togliere a quanto scritto.

Chi vede diversamente ci perdoni se è convinto che abbiamo lavorato di fantasia. Noi pensiamo tuttavia che il mistero di Maria non sia ancora del tutto svelato e che dopo il tempo opportuno per la manifestazione del Cristo possa venire il tempo opportuno per la manifestazione di Maria.

E’ forse un caso che già all’inizio dell’esistenza dell’uomo dopo il peccato di Adamo, troviamo l’immagine della “donna” e che questa stessa immagine la troviamo nell’Apocalisse, nei tempi ultimi dell’esistenza?

Possiamo pensare e dire cose sbagliate riguardo a Maria, non possiamo negare un mistero che si è venuto via via chiarendo e manifestando nel tempo. Non c’è e non ci sarà più niente da dire o l’immagine che si apre nell’Apocalisse non lascia presagire una ulteriore manifestazione di questo mistero?

Abbandonato il cammino pericoloso ed insidiosi delle ipotesi e delle congetture torniamo con i piedi per terra, al Vangelo di Luca.

Maria chiede spiegazioni riguardo al modo, nessuna meraviglia in lei riguardo alla venuta del Figlio dell’Altissimo in mezzo al suo popolo che è Israele E’ un dato di fatto che è fuori discussione, fondamento e presupposto della sua fede.  

Lo Spirito santo trova in Maria un terreno fecondo già pronto e già preparato per la sua opera.

Maria ha un rapporto unico ed esclusivo non solo con l’Altissimo ed il Figlio suo, ma anche con lo Spirito Santo. E’ considerata degna dell’amore del Padre e del Figlio e di un rapporto sponsale con il loro Spirito.

“Come sarà questa cosa, poiché non conosco uomo?”. Perché Maria non conosce uomo? Perché conosce solo ed unicamente l’amore di Dio. Per questo viene eletta come madre del Figlio suo, perché vi è in lei soltanto l’amore celeste. Figlia dell’Altissimo, sposa del suo Spirito, madre del Cristo: sono titoli dovuti a Maria, in quanto creatura diversa.

Se non è giusto farne un altro Dio, è pienamente giustificato riconoscerla come un’altra creatura.

L’unione fra lo Spirito Santo e Maria viene consumato nel segreto del  cuore. In virtù di questa unione è concepito nel grembo della donna il seme divino che ha nome di Figlio. Il seme che è dato dal Padre è inseminato attraverso il suo Spirito: ed è il medesimo Spirito che gestisce la crescita di Gesù nel grembo di Maria e che lo fa nascere alla luce di questo mondo. Il nostro Salvatore  porta dunque in sé la natura celeste e quella terrena che gli viene da Maria: in tutto simile all’uomo dunque, tranne che riguardo al peccato. Quale peccato d’origine si può trovare in Gesù? Non dal cielo, ma neppure dalla terra. Benché senza peccato, condivide però con noi tutto ciò che è conseguenza del peccato, compresa la morte, ma soltanto per trionfare su di essa.

Perciò anche il generato sarà chiamato santo figlio di Dio.

Perché questo “anche”? In riferimento a chi, se non al Padre che è nei cieli ed alla sua madre terrena? Santo dunque sarà chiamato il Cristo, perché figlio dell’unico santo che è  Dio e di una santa figlia sua.

Se tiriamo le conclusioni di quanto detto, la gloria e l’onore che la chiesa attribuisce a Maria, appare pienamente legittima e giustificata. Ma sarebbe un errore dissociare Maria dall’opera dello Spirito Santo, come due realtà diverse di cui l’una tiene il posto dell’Altro. Maria merita il titolo di madre di Dio, in quanto segno ed espressione del tutto particolare dello Spirito Santo. In lei  l’invisibile si rende in qualche modo visibile, in un’unione del tutto particolare, di tipo sponsale: un legame ed una comunione d’amore che porta alla generazione su questa terra del Figlio di Dio. Sarebbe fuorviante e sbagliato ipotizzare una qualche forma di incarnazione: lo spirito resta lo Spirito e Maria è altro dallo stesso Spirito; ma l’unione ed il legame che è creato ha caratteristiche uniche ed inconfondibili, la cui natura è e rimane un mistero. Mistero è tutto quanto non può essere compreso dalla logica umana, in quanto non conforme a ciò che è comunemente conosciuto e sperimentato. Maria in quanto ripiena di Spirito comunica la vita dello Spirito, in quanto conosciuta, riempita, adombrata dallo stesso Spirito genera Colui che è autore della vita: Cristo Gesù, Figlio di Dio.  In Maria e con Maria troviamo non solo lo Spirito Santo, ma anche il Figlio di Dio. E non si può dire che una certa mariologia appartenga esclusivamente al pensiero di Luca: è patrimonio comune di tutta la nascente chiesa. In Matteo 2, 11, troviamo scritto che i Magi “ entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre. Dove c’è  visione in spirito del Cristo, c’è parimenti conoscenza della madre sua. Dove c’è il figlio c’è anche la madre, viceversa dove c’è la madre c’è anche il Figlio suo. Quel che piace a Gesù, piace anche a Maria e viceversa quello che è chiesto da Maria è gradito anche a Gesù. Nelle nozze di Cana vediamo quale potere abbia Maria presso il Figlio. Nello stesso Giovanni è chiaramente espresso il valore e la portata della sua maternità: assunta dal Figlio di Dio è a noi data perché possiamo anche noi diventare figli dell’Altissimo accanto a colui che è il primogenito di molti fratelli.

“Gesù allora avendo visto la madre ed il discepolo astante che amava, dice alla madre: Donna ecco il figlio tuo. Poi dice al discepolo: Ecco, la madre tua. E da quell’ora il discepolo la prese fra le proprie cose”. ( GV. 19,26-27 )

Maria è madre della chiesa non per volontà propria o per nostra elezione, ma per volontà di Dio. Dopo aver generato il Cristo ed averlo accompagnato in questa vita fino al suo transito, è stata incaricata dal cielo di generare la chiesa tutta alla vita del Figlio suo, di vegliare su di essa e di pregare per essa. E’ un incarico, una missione ed una vocazione a lei dati dal cielo. Non noi l’abbiamo scelta, ma Gesù l’ha voluta madre nostra. Tutto questo non è comprensibile se non consideriamo l’opera dello Spirito Santo: è l’unico e medesimo spirito di Dio che continua ad operare in lei ed in virtù di lei. Ci è raccomandato di tenerla con noi per il bene nostro, in quanto al suo ha già raggiunto ogni pienezza.

Possiamo dire che in Maria si rende visibile e conoscibile su questa terra quella maternità celeste che ha nome di Spirito Santo: non come nel Figlio attraverso un’incarnazione, ma attraverso un’unione di tipo sponsale tra la donna di Nazaret e lo Spirito Santo.

Se nell’Antico Testamento Dio manifesta all’uomo il proprio volto paterno, nel Nuovo è conosciuto con Gesù quello fraterno: da ultimo con la venuta dello Spirito Santo è donato quello materno, in Maria e per Maria. Tutto così chiaro dunque e tutto così scontato? Non per tutti. C’è anche chi considera una teologia di tal fatta del tutto arbitraria ed infondata. Su quali basi e per quali considerazioni? Innanzitutto non troviamo mai nella Scrittura il volto di Dio Madre, ma sempre e solo quello di Dio Padre. Lo stesso concetto di Dio come figlio dell’Altissimo e primogenito dei molti fratelli, non può darsi per così chiaro e  scontato. C’è ancora in Israele chi non crede in Cristo Gesù, Figlio del Padre. Può essere una forzatura ed una creazione nostra pensare ad una Triade divina, ad immagine della famiglia terrena. Eppure questa immagine trinitaria è la prima che ci è data dalla Sacra Scrittura in Genesi.

“E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… E fece Dio  l’uomo. Secondo l’immagine di Dio lo fece; maschio e femmina li fece”. ( Gen.1,26-27 )

Non immediatamente comprensibile, fraintesa e malintesa dagli stessi Padri della chiesa, la Famiglia divina si rende sempre più chiara e comprensibile alla luce del poi: non solo di quello che è innanzitutto detto, ma di quello che da ultimo è detto sulla croce per bocca del  medesimo ed unico Logos. Nell’Antico Testamento la manifestazione di Dio come Padre è già una novità e una conquista. Il Dio che l’uomo conosce è sempre il trascendente, l’inaccessibile, il lontano; quando non è nemico dell’uomo non è detto per questo che gli sia amico: più spesso è indifferente alla sua sorte ed al suo destino. In Israele e per Israele, Dio per la prima volta manifesta all’uomo il suo volto paterno, in maniera continuativa, così da creare un rapporto nuovo tra il Creatore e le sue creature. In tempi simili ed in tale contesto, come avrebbe potuto l’uomo comprendere non solo il volto paterno di Dio, ma anche quello fraterno e quello materno? Ma allorché i tempi furono maturi il Figlio di Dio venne nella carne ad abitare in mezzo ad Israele, per sedere sul trono del popolo eletto accanto al Padre suo e Padre nostro. Dopo il tempo del Padre è venuto quello del Figlio e dopo il tempo del Figlio è tempo di Spirito Santo. Da ultimo il Signore manifesta il suo volto più bello e più grande: quello materno. Si può conoscere lo Spirito Santo scavalcando il rapporto con Maria? Può essere, perché non c’è maternità divina se non nello Spirito e per lo Spirito. Noi pensiamo tuttavia che ignorando Maria ignoriamo un dono molto grande e “vicino”, che Dio vuol darci.

Abbiamo detto che lo Spirito santo è donato per essere posseduto, non per essere visto. Colui che di per sé è invisibile si rende tuttavia visibile in Maria e per Maria, attraverso un rapporto del tutto particolare, unico ed esclusivo. E’ un rapporto di tipo sponsale dove l’Uno si identifica con l’altra, la fa sua , le dà piena fiducia, le mette nelle mani la propria vita. Maria è creatura diversa, perché fin dalla nascita diversamente rapportata allo Spirito Santo.

Se lo Spirito Santo è detto il Consolatore, lo è in un senso invisibile, attingibile solo col cuore.

In Maria la consolazione che viene dallo Spirito Santo si rende più visibile, più tangibile, più vicina e più comprensibile alla natura umana. L’appellativo di “Consolatrice” dato dalla chiesa alla Madonna è pienamente plausibile, giustificabile alla luce della Parola.

Non solo: nel Vangelo di Giovanni lo Spirito Santo è chiamato spirito della verità, non in quanto  prodotto da essa verità, ma in quanto generante la stessa verità, in concorso col Padre. Non il Figlio è conferma dello Spirito Santo come verità, ma è lo Spirito Santo che conferma il Figlio come verità. Quello che viene dopo e da ultimo in senso temporale conferma quello che viene prima nello stesso senso. Ma non può farlo se non in quanto dal punto di vista logico ed assiologico viene prima di tutto. Abbiamo già spiegato come la divina Trinità si possa intendere in maniera diversa a seconda delle diverse prospettive che ci interessa considerare. Dal punto di vista logico, atemporale, come abbiamo letto in Genesi vale la successione Padre, Spirito, Figlio. Dal punto di vista temporale si parla di Padre, Figlio e Spirito Santo. Dal punto di vista assiologico dovremmo parlare di Madre, Padre e Figlio. La persona che viene ultima in senso temporale viene prima dal punto di vista del valore. Di chi si compiacciono il Padre ed il Figlio se non dello Spirito Santo? Quale dono più grande ci possono fare? Se una “madre” ha un occhio per il padre e l’altro per il figlio ed è il loro punto d’incontro, il padre ed il figlio non hanno occhi se non per la madre. Lo Spirito Santo dal punto di vista del valore è il vertice della Trinità. Non c’è generazione o vita ultima ed eterna che non sia in virtù dello Spirito Santo. Spirito di verità e dunque della verità che è Gesù, non in quanto generato dalla verità o procedente da essa ma in quanto generante la verità stessa. Volete sapere se sono la verità? Ci direbbe Gesù. Chiedetelo a mia madre, ossia allo Spirito che mi ha generato. Quando sarà venuto lui vi darà ogni conferma ed ogni certezza.

Comprendiamo a questo punto l’importanza di Maria?

Per il suo peculiare rapporto con lo Spirito Santo è la testimone più accreditata dal cielo della vita nuova che è in Cristo. Una testimone che si è resa visibile, palpabile sulla terra. Se vogliamo dare credito al fenomeno delle apparizioni mariane, possiamo intendere che lo Spirito Santo, vuol essere ancor oggi in Maria più presente ai nostri occhi, più udibile, tangibile.

Non per rendere testimonianza a se stessa, ma al Figlio suo, perché ci convertiamo al suo amore.

Se la chiesa è stata fondata dall’annuncio di coloro che sono stati testimoni di tutto quello che Gesù ha fatto e detto, il primo testimone in assoluto è Maria. Viene prima degli apostoli, perché da sempre con Gesù, perché ha generato Gesù, perché ha conosciuto il Figlio suo con lo Spirito della verità. Non può testimoniare del Figlio se non nello Spirito e con lo Spirito.

Il discorso naturalmente cade per chi assolutamente rifiuta qualsiasi approccio ad un certo tipo di manifestazioni del divino. Sono poi così assolutamente sicuri di aver ragione? A nulla vale e nulla dice l’esperienza degli altri? Se diversa dalla nostra, non per questo può dirsi falsa e non degna essere presa in considerazione

Si va al Padre soltanto attraverso il Figlio: è vero e non si può mettere in discussione. Ma tutto questo è reso più facile e più semplice quando i nostri cuori si avvicinano a colei che è madre sua, ma anche madre nostra: per adozione. Un’adozione voluta dal cielo per il Figlio di Dio, un’adozione a noi proposta ed offerta per volontà dello stesso Figlio. Maria non può essere oggetto di fede alla pari del Figlio: vi è un solo Salvatore. Ma all’unicità del dono della propria vita Gesù ha voluto associare anche quello della madre sua.

Se sei convinto che non vale la pena pregare Maria, credi almeno che non ti verrà alcun male.

Forse nella chiesa cattolica qualcuno è andato oltre ciò che è scritto, anche Cristoforo, ma non si può credere che il culto a Maria non abbia fondamento nella Parola.

Se qualcosa si può contestare a certi cristiani cattolici, non è  l’amore alla madre di Dio, quanto un’immagine di Maria che non è  quella del Vangelo. Con troppa facilità si corre dietro a certi visionari. Non siamo chiamati a credere a ciò che essi annunciano come un secondo Vangelo ed il compimento della rivelazione. La rivelazione è conclusa con la morte dell’ultimo dei discepoli.  Ma non dobbiamo neppure ignorare Colei che nel Vangelo Gesù ha voluto madre di Giovanni e di tutta la chiesa. Se la rivelazione è conclusa, non è conclusa, cioè chiusa, la sua intelligenza.

Mi è stato scritto da un frequentatore del nostro blog: “Che senso ha parlare ancora di Scrittura?. Non è già stato tutto detto e compreso?”. Se non si può aggiungere nulla a quanto scritto dobbiamo dire che la Scrittura è sempre vecchia e sempre nuova. Vi è una ricchezza di significati di per sé inesauribile, che manterrà viva per la sempre la meditazione e la riflessione.

Certe realtà si vengono via via comprendendo ed approfondendo nel tempo e col tempo. E tutto questo viene formando quel ricco deposito spirituale che ha nome di tradizione di cui la chiesa è custode.

Certo, a livello del singolo possiamo trovare santi famosi, come Agostino e Tommaso d’Aquino, non molto “mariani”. Ma questo non vuol dire nulla: dobbiamo considerare l’intelligenza delle cose divina come data nella sua totalità alla chiesa tutta. La diversità di opinioni non necessariamente è sintomatica di una fede falsa. Più semplicemente attesta l’infinita ricchezza della Parola rivelata, che non da tutti è sempre compresa allo stesso modo.

Quando qualcuno non la pensa come noi in qualcosa, siamo tentati di dire: “Non ha capito niente”.

Affermazione sbagliata non conforme a verità. Non a tutti è dato capire le stesse cose; dobbiamo accettare e voler bene anche al fratello che non ci dà ragione in tutto e per tutto.

Colpisce l’acredine con cui certi cristiani della Riforma si scagliano contro il culto di Maria.

Non vale a nulla la fede e la testimonianza degli altri? Prima di condannare cerchiamo di capire.

Si potrebbe obiettare che nella Scrittura ognuno intende quello che vuole intendere. E’ vero, ma esiste anche ciò che obiettivamente è scritto, se pur interpretato soggettivamente. Non c’è soltanto Maria delle apparizioni, c’è anche Maria dei Vangeli e degli evangelisti. Se i visionari ci dividono, la Parola ci unisce. Noi cerchiamo e desideriamo per tutti un amore a Maria che venga dalla lettura della Parola e che sia conforme alla Parola. Il più ed il diverso non può essere oggetto di fede, ma solo di credenza e di opinione. Nessun gruppo mariano può sopravvivere ed essere fecondo se non alimentandosi nell’unica e medesima Parola. Quando tutto si fonda su una parola diversa, su di una visione che non è quella dello Spirito, alla fine l’inganno è  manifesto… con grave danno dei cuori semplici e sprovveduti. Non si può andare a Dio, neppure attraverso Maria, ignorando e scavalcando la parola rivelata. Alla fine i sapienti in Maria si manifestano stolti in Cristo: la fede che è detta semplice, senza le “sovrastrutture” della Parola, fa vedere a tutti il proprio volto  ingenuo e credulone. Facilmente si accorre a Maria, altrettanto facilmente la si abbandona… E quel che è peggio si perde anche la fede in Cristo.

Suscitano stupore le facili conversioni a Maria: non devono stupire gli altrettanto facili abbandoni.

36 Ed ecco Elisabetta la tua parente anch’essa ha concepito un figlio nella sua vecchiaia e questo è il sesto mese per lei chiamata sterile, 37 perché non sarà impossibile presso Dio ogni parola.

Quando si crede nella Parola ci viene ogni conforto ed ogni conferma. Non ci si trova mai soli con l’opera di Dio, ma si è prevenuti ed accompagnati da altri.

L’impossibile diviene attuale non solo per noi, ma prima ancora per chi è vicino a noi.

37 perché non sarà impossibile presso Dio ogni parola.

Se l’impossibile è già avvenuto in virtù della Parola, per la stessa Parola avverrà ancora.

38 Disse allora Maria: Ecco la serva del Signore; sia a me secondo la tua parola.

Così si presenta e così è gradito a Dio il cuore di chi ascolta la sua volontà. Un servo non vive se non per ed in funzione del suo Signore. Non si acquisisce la dignità di figli se non si riconosce il proprio stato di servi. In Maria non c’è alcuna pretesa di vita propria, nessun desiderio che non sia e non voglia essere conforme alla volontà di Dio. Allorché siamo obbedienti alla Parola, non abbiamo nulla da temere, ma tutto da sperare. Ci è aperto davanti un orizzonte di vita eterna, anche se la strada può essere oscura. Non sempre è mandato per noi un angelo dal cielo: si vive anche nel ricordo e nella custodia di ciò che è stato detto e della Parola che è stata fatta.

E partì l’angelo da lei.

Nella vita dello Spirito  il cielo che è apparso vicino, può tornare ad essere lontano.

Non c’è futuro per chi non sa custodire nel segreto l’opera di Dio.

 39 Poi essendosi alzata Maria 

E’ lo stesso verbo della resurrezione. La Parola, allorché accolta, trasforma il cuore e  rende diversi. E non si è fatti diversi se non in funzione di una perseveranza nella fede per visitare e rivisitare in modo diverso tutto ciò che riguarda la promessa di Dio.

in quei giorni partì verso la regione montagnosa in fretta verso una città di Giuda.

Maria parte in fretta, nonostante nessuno le abbia fatto fretta. Quando c’è il vero amore, si previene ogni speranza ed ogni promessa dello stesso amore. Chi si incammina verso la montagna, di solito, non parte in quarta. C’è il pericolo che il fiato venga meno e di dover interrompere il viaggio. Considerazione ovvia e banale, ma non per chi è innamorato di Dio ed esulta per l’opera sua.

Maria vuol incontrarsi al più presto con Elisabetta, per comunicare la propria gioia ed accogliere la sua. Quando fra i cristiani non c’è desiderio di incontrarsi e di vedersi, per comunicare le meraviglie del Signore, vien da chiedersi dov’è il frutto della fede e l’opera di Dio.

40 Ed entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta.

Si entra nella casa del fratello come se fosse la propria e si saluta innanzitutto chi è benedetto dal Signore. Zaccaria può ben contare come uomo e come capo famiglia: non a lui va  il saluto di Maria, ma a colei che è strumento dal cielo.

41 Ed avvenne come Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino saltellò nel suo seno,

Qualsiasi parola ha una sua potenza ed una sua risonanza in bene o in male. Quanto più quella che è detta nel Signore e per il Signore, allorché accolta e fatta propria!

Non c’è poi bisogno di tante parole perché i cuori si intendano ed entrino in comunione fra di loro. Stupisce una parola la cui potenza si fa sentire ed intendere già dal grembo materno. Non la parola propriamente, ma la voce che porta la parola: così il bambino distingue una qualsiasi persona da colei che è fonte d’amore e di vita. La voce di Maria arriva al cuore di chi è piccolo e di chi non è ancora diventato grande. Non c’è una parola di Maria, che non sia quella del Cristo. Maria è colei che custodisce la Parola nel silenzio del proprio cuore: nessun annuncio del Vangelo da parte sua. Eppure la sua voce arriva lontano e si fa sentire molto presto a coloro che stanno per venire alla luce del Figlio. Non a tutti indistintamente ed alla stessa maniera; ma dobbiamo riconoscere che Maria è fonte di gioia e di consolazione per molte persone che hanno intrapreso il cammino della fede in Cristo. Non c’è nella chiesa testimonianza più muta e più eloquente di quella della Madonna. Tutti l’intendono anche i più piccoli. Quando pensiamo all’entusiasmo, alla gioia, ed alla pace che sono comunicati dalla presenza di Maria, inutile chiedersi il perché: è un dato di fatto da sempre verificabile nella chiesa, prima ancora della nascita di Gesù.

e Elisabetta fu ripiena di Spirito santo 42 ed esclamò con un grido grande e disse:

La voce di Maria si fa sentire a coloro che devono ancora nascere alla vita di Cristo attraverso l’ascolto di chi è già adulto nella fede. Come si comunica l’amore del Figlio, così si comunica l’amore della Madre sua. In quanto segno ed espressione unica dello Spirito Santo, la voce della Madonna porta con sé ogni pienezza della vita di Dio. Piena di Spirito Santo fa ripieni dello stesso spirito coloro che l’accolgono come madre di Dio.  Elisabetta ode, il bambino saltella nel suo seno, la donna è ripiena di Spirito Santo ed esclama con grido grande. Per quanto la voce di Maria possa essere sommessa, la sua eco si fa ben sentire attraverso la bocca di coloro che sono da lei visitati.

Può esserci qualcosa di eccessivo e di non pienamente illuminato nell’amore per Maria, ma è una realtà viva ed efficace nella chiesa del Signore, fin dall’inizio.

Benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno.

Elisabetta è colei che per prima coglie in Maria un segno della benedizione divina. Benedetta è la Madonna, prima ancora del frutto del suo seno. Può apparire un paradosso ed un controsenso: eppure è questa la fede di  coloro che vanno a Cristo attraverso la madre sua. Non è un cammino necessario ed obbligato per tutti: ma è un dato di fatto indiscutibile, verificato e verificabile fin dall’inizio.  Possiamo definirlo un mistero, oppure una forma di alienazione dalla vera fede in Cristo: quel che non si può mettere in discussione è il peso di Maria nella chiesa di Gesù.

43 E da dove a me questa cosa: che venga la madre del mio Signore da me?

Perché tale esperienza è data ad alcuni e non a tutti? Non è data a coloro che  non sanno distinguere la maternità di Maria da una qualsiasi altra maternità: madre del nostro Signore, madre nostra per adozione.

44 Ecco infatti come ci fu la voce del tuo saluto nei miei orecchi, il bambino saltellò con esultanza nel mio seno.

Quale testimone più veritiero della grandezza di Maria di colui che è mandato per preannunciare il Cristo? E questo quando è ancora nel grembo di Elisabetta. Giovanni il Battista prima di esultare per Gesù esulta per la madre sua.

45 E beata colei che ha creduto perché sarà compimento alle cose che sono state dette a lei dal Signore.

Perché Maria è detta beata? Perché ha creduto in Cristo Figlio di Dio. Non una novità; ma la riaffermazione forte ed indiscutibile della sola novità. Se Abramo è padre della fede, Maria può dirsi madre della stessa fede, ma in un senso diverso. Abramo fu semplicemente generato dalla fede alla vita del Figlio, Maria attraverso la stessa fede è riconosciuta degna di generare al mondo e per il mondo lo stesso Figlio. In questo senso “ sarà compimento alle cose che sono state dette a lei dal Signore”. In Abramo la discendenza dal cielo è semplicemente promessa, in Maria è pienamente attuata.

47 E Maria disse: 47 Magnifica l’anima mia il Signore,

Magnifica il Signore chi fa piccolo se stesso, dà lode al Suo nome chi non tiene in conto il proprio nome.

ed esultò il mio spirito in Dio il mio salvatore 48 perché ha riguardato sulla bassezza della sua serva.

Non c’è vera esultanza dello spirito in Dio salvatore, se non quando la nostra povertà è visitata dal suo amore. Chi è pieno delle gioie e delle soddisfazioni di questo mondo non può gustare ciò che è dato dal cielo. Maria è innalzata da Dio perché ha consapevolezza della propria nullità.

Ecco infatti da ora tutte le generazioni mi diranno beata,

E’ una parola profetica che la chiesa ogni giorno verifica nel proprio grembo. Non c’è generazione cristiana che non proclami beata la madre di Dio: così oggi, come ieri e non diversamente domani.

Vero è che il culto a Maria ha conosciuto nel tempo anche forme devianti ed una certa tradizione “mariana” è stata messa in discussione dai riformatori. Nonostante le polemiche ancora attuali e le riserve,  la fede popolare è molto legata alla figura di Maria. Non ci è dato sapere e neppure dobbiamo sapere fino a che punto tale devozione sia autentica: è un fatto che nessuno può mettere in discussione, pienamente previsto e profetizzato dalla Parola.

49 perché ha fatto a me grandi cose il Potente; e santo il suo nome,

Il Potente ha fatto grandi cose in colei che non ha potenza alcuna, ma ripone ogni fede ed ogni speranza nel  Signore.

Il Magnificat è l’esaltazione più bella del Signore fatta  dall’uomo: non a caso per bocca di una donna. Eva mise in discussione l’amore onnipotente del Creatore, Maria lo esalta in toni unici ed irripetibili. Non semplicemente per la Parola che è  detta, ma per la Parola che è vissuta. Non si loda il Signore perché ci è da Lui richiesto, senza intima convinzione, ma ancor più ed ancor prima perché siamo testimoni delle meraviglie che Egli opera nei suoi figli. Potente è il Signore non per sé e contro di noi, ma semplicemente per il nostro bene. Il suo nome è dunque santo, cioè separato e diverso dal nostro, non unicamente per una superiore potenza, ma per una potenza che diversamente dalla nostra è esclusivamente bontà ed amore. L’esaltazione della potenza di Dio altro non può essere che esaltazione di ciò che Egli ha fatto e continua a fare per tutti coloro che lo cercano.

50 e la sua misericordia per generazioni e generazioni per coloro che lo temono.

Si può dubitare della misericordia dell’uomo: ha un limite ed una fine. La misericordia del Signore da sempre è su coloro che lo temono. Prima ancora della rivelazione così come storicamente si è definita, l’uomo che teme Dio è oggetto del suo amore.

51 Ha fatto forza con il suo braccio, ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore; 52 ha rovesciato possenti da troni ed ha innalzato gli umili, 53 gli affamati ha riempito di beni ed i ricchi rimandò vuoti.

Nella notte dei tempi non è stato conosciuto o si è perso il nome degli uomini che hanno sperimentato la potenza di Dio: non si è perso il ricordo di ciò che Dio ha fatto per loro. Vi è un modo di operare che è tipico ed esclusivo del Signore.

Ha fatto forza con il suo braccio. Non è rimasto inerte ed inoperoso di fronte al male.

ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore

Ha gettato nello sconforto e nella confusione i cuori di coloro che confidano in se stessi e non si affidano al loro Signore.

52 ha rovesciato possenti da troni ed ha innalzato gli umili,

Si è fatto sovrano delle sorti dell’uomo, rovesciando i destini da esso costruiti ed invertendo i rapporti di forza creati con la violenza e la prepotenza.

gli affamati ha riempito di beni ed i ricchi rimandò vuoti.

Ha saziato di beni spirituali e materiali quelli che sono affamati della Sua giustizia, ha rimandato a mani vuote gli uomini che si sono costruiti da sé la loro ricchezza, sazi della propria giustizia.

54 E’ venuto in soccorso di Israele suo servo, ricordandosi della misericordia, 55 come aveva parlato ai nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza per l’eternità.

Da ultimo è venuto in soccorso ad Israele suo servo, per fare nuovo il ricordo della sua misericordia, così come testimoniato dalla Parola detta ai padri nostri, ad Abramo ed alla sua discendenza . per l’eternità… Non solo nel tempo e per il tempo dell’uomo, ma per la vita eterna.

56 Rimase poi Maria con lei circa tre mesi e ritornò a casa sua.

Quando si sta bene insieme, nell’amore del Signore, nessuna fretta di separazione, fino a quando non ci è chiesto dal Signore, per l’opera sua.

57 Poi per Elisabetta si compì il tempo del suo partorire  e generò un figlio. 58 E udirono i vicini ed i suoi parenti che aveva magnificato il Signore la sua misericordia con lei e si congratulavano con lei.

Le opere grandi che il Signore compie in coloro che confidano in Lui non passano inosservate, soprattutto quando si tratta di cose umanamente belle e conforme alle aspettative che sono di tutti.

59 Ed avvenne nel giorno ottavo vennero per circoncidere il bambino e lo chiamavano con il nome di suo padre Zaccaria.

Elisabetta e Zaccaria sono fedeli osservanti della Legge e della tradizione ebraica, ma qualcosa si è rotto in Elisabetta nel suo rapporto con la Legge, comincia a vedere oltre nella prospettiva di Colui che deve venire.

60 Ed avendo risposto sua madre disse: No, ma sarà chiamato Giovanni.

La madre dà una risposta diversa rispetto a quanto imposto dalla tradizione, sceglie il nome che è voluto dal cielo.

61 E dissero a lei: Non c’è nessuno dal tuo parentado che si chiami con questo nome.

Quando qualcuno vuol andare oltre e fuori da una santa consuetudine è d’obbligo un richiamo amoroso, perché si ravveda.

62 Allora facevano cenno a suo padre come volesse che lui fosse chiamato.

Una madre può anche andare fuori di testa e rincorrere le fantasie della propria mente, meglio chiamare in causa l’autorità del padre, confidando in una mente più posata.

63 E avendo chiesto una tavoletta scrisse dicendo: Giovanni è il suo nome. E si meravigliarono tutti.

Zaccaria si manifesta in piena comunione col sentire di Elisabetta. Dà il suo consenso, riconoscendo e facendo propria la luce che viene dal cielo. E questo suscita  meraviglia tra i presenti. Di due teste, una può anche andare fuori, ma quando sono fuori tutte due cosa pensare?

64 Si aprì allora subito la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.

Quando si fa propria la volontà di Dio anche chi è muto trova la parola, ma solo per lodare il Signore. Una fede in Dio che non si esprime attraverso le vie delle parole è una fede dubbia ed equivoca: non si può tenere nascosta l’opera del Signore, non si può non ringraziarlo per il suo dono.

65 E ci fu su tutti i loro vicini paura,

C’è una paura che  rivela il timore di Dio, c’è una paura che manifesta una lontananza da Dio.

e nell’intera regione montagnosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

Le opere potenti del Signore non passano ignorate, fanno parlare di sé e sono sulla bocca di tutti. Non tutti però sanno custodirle nel loro cuore.

66 E tutti quelli che avevano ascoltato le posero nel loro cuore dicendo: Cosa dunque sarà questo bambino? E infatti la mano del Signore era con lui.

E’ la volontà di ascolto che crea i presupposti per la fede in Cristo. Per chi non sa ascoltare non ci sarà alcuna tensione verso il Figlio di Dio. Può arrivare qualche luce dal cielo, ma poi tutto cade nel dimenticatoio. La nascita di un grande profeta, accompagnata da segni potenti dal cielo, costringe il cuore ad un’apertura verso una novità di vita. L’annuncio della venuta del Salvatore è un annuncio preparato, non cade all’improvviso e non coglie impreparati se non i cuori sprovveduti che non vogliono ascoltare. Se Giovanni è precursore di Cristo, Giovanni stesso è precorso dalla grazia che  è manifestata dal cielo.

67 E Zaccaria, il padre suo, fu riempito di Spirito santo e profetò dicendo:

Non solo si manifesta dall’alto la mano del Signore su Giovanni, ma lo stesso padre suo Zaccaria è riempito di spirito santo ed è fatto profeta.

In occasione della nascita di Giovanni è donata una ricchezza spirituale che si travasa non solo sui vicini, ma anche sui lontani. L’evento è di una tale importanza che nessuna bocca può magnificarlo se non quella che parla in nome di Dio.

68 Benedetto il Signore il Dio d’Israele perché ha visitato e ha fatto redenzione al popolo suo,

Per quale ragione innanzitutto si benedice il Signore Dio d’Israele?

Perché ha fatto visita al suo popolo, non solo per prendere coscienza del suo stato, ma per liberarlo dalla schiavitù del Maligno.

E tutto questo non in modo arbitrario, ma conforme all’Antica promessa.

69 e ha suscitato un corno di salvezza per noi nella casa di Davide suo servo, 70 come aveva parlato per bocca dei santi dal secolo profeti di lui,

Il corno di salvezza è suscitato per tutto Israele nella casa del servo Davide, così come Dio aveva parlato  per bocca dei santi, che dal tempo, cioè da sempre, sono suoi profeti.

Non c’è santità se non in Cristo e non c’è vero profeta se non fra i suoi santi, cioè fra coloro che lui stesso ha separato dagli altri.

71 salvezza dai nostri nemici e dalla mano di tutti quelli che ci odiano,

Da quali nemici dobbiamo essere salvati se non dai demoni e da quale mano se non da quella dei loro figli? Da sempre, da Abele in poi, i figli delle luce sono odiati dai figli delle tenebre.

72 per fare misericordia con i nostri padri e ricordarsi del suo santo patto,

La misericordia del Signore è da sempre, in Cristo si è già manifestata nei confronti dei nostri padri.

Ora finalmente si sta realizzando il Suo santo patto.

73 giuramento che giurò ad Abramo  nostro padre,

patto sancito con giuramento ad Abramo nostro padre.

di dare a noi 74 senza paura dalle mani dei nemici essendo stati liberati di rendere culto a lui 75 in santità e giustizia davanti a lui per tutti i nostri giorni.

Liberati in Cristo dalla mano dei nemici, senza paura, perché riconciliati con il cielo, potremo rendere culto a Dio in santità e giustizia. “Davanti a Lui”, perché sarà abbattuto il muro di inimicizia che ci teneva divisi. “Per tutti i nostri giorni”, perché il Maligno, autore di questa separazione sarà vinto per sempre.

 76 E tu ora, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo; infatti andrai innanzi al Signore a preparare le sue strade,

Giovanni l’ultimo dei profeti sarà anche il primo perché camminerà davanti a Cristo Signore per preparare le strade della sua venuta.

77 per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei loro peccati,

Cosa annuncerà Giovanni al suo popolo? Che non c’è salvezza, se non nella remissione e nel perdono dei peccati.

78 a motivo delle viscere di misericordia del nostro Dio,

E tutto questo non per i nostri meriti ma per la misericordia “viscerale” del nostro Dio, che ha nome di Cristo.

con le quali ci visiterà il sorgere del sole dall’alto,

Un sole nuovo e diverso sta per visitarci dall’alto: ci è mandato dall’amore divino. Per fare cosa?

79 per illuminare quelli seduti nella tenebra e in ombra di morte,

Questo sole sarà luce soltanto per quelli che sono consapevoli di sedere nelle tenebre e nell’ombra della morte. Quale luce per chi presume di essere già nella luce? Quale luce per coloro che hanno messo radice nelle tenebre che sono ombra di morte, cioè riflesso di quella morte eterna che siede loro accanto?

per guidare i nostri piedi nella via della pace.

Non siamo illuminati da una nuova luce se non perché ci alziamo da uno stato di morte e muoviamo i nostri piedi nella via della pace e della riconciliazione sotto la guida del Cristo.

80 Ora il bambino cresceva e si fortificava in spirito,

Non può annunciare la venuta del Cristo se non Colui che è cresciuto e si è fortificato nel suo Spirito.

 ed era nei deserti fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Giovanni separato dagli uomini per annunciare Cristo, in vista del Cristo vive in un mondo diverso, fatto da tutto ciò che è deserto dall’uomo e deserto per l’uomo.

Da questo deserto sarà manifestato ad Israele il profeta del Salvatore.

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